Negare tutto, mentire sempre. La disinformatija di guerra di Putin

Negare tutto, mentire sempre. La disinformatija di guerra di Putin

Luciano Capone

Dalle "provocazioni" di Bucha e del teatro di Mariupol ai soldati ucraini che uccidono civili ucraini "travestiti" da russi, passando per i “biolab” segreti. Negazione della realtà, manipolazioni preventive, balle fantascientifiche. Per il Cremlino la menzogna di stato è un metodo

Massimo D’Alema ha raccontato che, durante il viaggio a Mosca per i funerali di Andropov, Enrico Berlinguer gli confidò la prima legge del socialismo reale: “I dirigenti mentono, sempre, anche quando non sarebbe necessario”. Ora le cose in Russia sembrano cambiate, ma in peggio. Nel senso che le autorità continuano a mentire, sempre, ma la qualità delle menzogne è notevolmente più scadente.

 

Da prima dell’invasione dell’Ucraina il regime di Putin non ha fatto altro che diffondere bugie e disinformazione, attraverso ricostruzioni talmente false e incredibili da risultare grottesche. L’ultimo caso è l’allarme lanciato dal ministero della Difesa russo secondo cui l’Ucraina starebbe preparando una “provocazione” seguendo “lo scenario di Bucha”: a Konstantinovka, nell’oblast di Donetsk, “i militari ucraini vestiti nell’uniforme delle Forze armate russe devono sparare ai civili davanti alla telecamera. La provocazione sarà filmata dai videoregistratori di presunte auto casuali e il filmato sarà diffuso dai media occidentali”. Soldati ucraini, travestiti da russi, che uccidono civili ucraini per far ricadere la colpa sui russi, quindi. A Mosca parlano di “scenario di Bucha” perché, a dispetto della montagna di prove e testimonianze accumulate, la versione russa è che quell’eccidio sia “una messa in scena del regime di Kiev per i media occidentali”. Ma se nel caso di Bucha per le autorità russe si trattava di negare la realtà, in questo di Konstantinovka le menzogne sono preventive. Il Cremlino fa produrre disinformazione anche su ciò che potrebbe accadere, per avere una scusa già pronta. E questo è il lato più inquietante: è come se il ministero della Difesa e degli Esteri stessero disseminando alibi sui crimini di guerra russi in arrivo.

 

Ci sono ormai numerosi esempi di entrambi i tipi di menzogne. Nella prima casistica rientra, ovviamente, Bucha: il massacro simbolo di questa guerra. Per le autorità russe “tutte le foto e i video pubblicati dal regime di Kiev che testimonierebbero certi ‘crimini’ dei militari russi a Bucha, nella regione di Kiev, sono solo un’altra provocazione”. Dicono “un’altra” perché anche il precedente bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol secondo i russi è stato una “messa in scena” del battaglione Azov volta a “suscitare emozioni e ignorare i fatti”: la donna incinta che compariva nelle immagini era una modella che recitava una parte. Successivamente hanno cambiato versione, perché la donna è poi stata usata come strumento di propaganda dagli stessi russi: non recitava, era davvero lì, ma l’esplosione è comunque colpa degli ucraini. Allo stesso modo, sarebbe stata un’altra “provocazione”, del solito e onnipresente battaglione Azov, anche il bombardamento del teatro di Mariupol del 16 marzo, che ha fatto 600 morti: “L’aviazione russa non ha colpito nessun obiettivo – diceva il ministero della Difesa –. Secondo i dati del Ministero i militanti del battaglione nazionalista ucraino ‘Azov’ hanno fatto un’altra provocazione facendo saltare in aria il teatro che avevano minato”. Uguale per il missile precipitato sulla stazione di Kramatorsk che ha fatto oltre 50 morti e 100 feriti: tutto falso, sono stati sempre gli ucraini a bombardarsi.

 

Al secondo filone, quello delle menzogne preventive, appartiene l’ultimo allarme sull’eccidio di civili che dovrebbe verificarsi a Konstantinovka con militari ucraini travestiti da russi. La stessa identica accusa era stata lanciata un mese fa, ma con location Odessa: i servizi segreti ucraini stanno “preparando un’altra mostruosa provocazione per accusare il personale militare della Federazione russa dei cosiddetti crimini di guerra con la distruzione di massa di civili nella regione di Odessa”, scrivevano i russi a metà aprile, denunciando un travestimento “con l’uniforme del personale militare russo” per “giustiziare in modo dimostrativo i residenti locali”. Non sono mancati allarmi su “una provocazione su impianti di energia nucleare presso la centrale di Zaporizhzhia” o su un attacco ucraino al “deposito di scorie radioattive” di Kamenskoe. C’è poi, come sottogruppo, la versione fantascientifica delle balle, con la storia dei biolaboratori segreti finanziati da “Clinton, Rockefeller, Soros e Biden” in accordo con Big Pharma per fare esperimenti su uomini e uccelli e produrre “armi biologiche”.

 

Menzogne continue, come nel periodo sovietico, ma di fattura più scadente. Eppure efficaci su una parte dell’opinione pubblica occidentale, che non necessariamente le crede vere ma inizia a dubitare di “quello che ci dicono” i media. In fondo è questo l’obiettivo della disinformazione: pervertire così tanto la verità per rendere le persone talmente confuse da non sapere più a chi e cosa credere. È per questo che ora come allora mentono, sempre, anche quando non ce n’è bisogno.