• A Capalbio, tra serate antigov di Travaglio e simpatie per Grillo

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    Capalbio. La vita offre poche certezze, una di queste è l’ombrellone di Giorgio Napolitano all’Ultima spiaggia. La sua epifania capalbiese è prevista intorno a Ferragosto, non prima. E forse è meglio così, chissà come la prenderebbe lui, il presidente emerito, se scoprisse che il museo della sinistra balneare flirta, impudente, con il grillismo d’ordinanza. Il centralismo democratico non esiste più, e ognuno fa un po’ come je pare. Sarà che il governo fatica, l’economia arranca, il sole abbaglia, ma sulle dune dell’Ultima spiaggia soffia il vento del “cambiamento”. Nei conciliaboli sotto le tende azzurre e lungo il bagnasciuga si elenca quel che non va, si compara con quel che va e alla fine il bilancio è in rosso. “A Roma io ho votato la Raggi”, confessa una dama di lungo corso, ombrellone fisso da oltre trent’anni, di quelle che ricordano ancora il primo bacio tra Achille Occhetto e la sua Aureliana, o il topless di Lilli Gruber. Le amiche la guardano in una pausa imbarazzata, poi un’altra, la seconda, ammette: “Pure io ho votato la Raggi, vediamo di che cosa è capace”.

     

    Segue l’outing della terza: “Ma sì, pure io, un po’ di cambiamento ci vuole”. La parola d’ordine è cambiamento. In Italia i governi cambiano purché tutto resti uguale, e allora vediamo, tentiamo, mettiamoli alla prova, diamo loro una possibilità… La dama, che per prima ha sdoganato il voto “raggiante”, quasi si giustifica: “Non che io pensi che faranno meglio degli altri ma neanche peggio. Poi, se falliscono a Roma, Palazzo Chigi se lo sognano”. Gli astanti annuiscono, appaiono convinti dalle argomentazioni, qui è tutto un ammiccare, un gioco di specchi, un dire e non dire. A pochi metri si staglia l’ombrellone rassicurante dei Bassanini, Franco e Linda attorniati dai nipotini sono un atollo filogovernativo in un arcipelago d’inquieta incertezza. Di là c’è Claudio Martelli, sfoglia i quotidiani, per lui è l’ultima pausa capalbiese prima della partenza per le Canarie: “La riforma costituzionale ha numerosi difetti ma non vedo alternative. Fossi al posto di Renzi mi guarderei bene da Franceschini, ha sempre tradito”, dice.

     

    E’ quasi l’una, nella calura abbacinante è venuto il momento di un centrifugato contro la ritenzione idrica. Salgo su per i gradini del ristorante e sotto le capriate candide m’imbatto nella mitologica Paola Sturchio Micara, vulcanica socialite e ristoratrice, negli anni Ottanta organizzava banchetti per Bettino Craxi nella sua maison a Vigna Clara e d’estate animava le serate capresi. Paola tiene una locandina in mano. “Il prossimo sabato ci sei? – mi domanda – Marco Travaglio tiene il suo spettacolo teatrale alla Locanda rossa”. Il titolo è di quelli tosti: “Perché NO. Tutte le bugie del Referenzum”. Ecco Marcone che comizia contro il governo, accompagnato da una bionda sparring partner, tale Giorgia, imitatrice di Maria Elena Boschi. “Sabato sono a Forte dei marmi, non posso”, rispondo io. Paola, che gestisce pure la trattoria La Barchetta a Roma, ritrovo prediletto di Travaglio & co., racconta che durante una serata di karaoke, poche settimane or sono, Piero Chiambretti riceve un sms fake che annuncia la morte improvvisa di Silvio Berlusconi.

     

    La musica si ferma, cala il gelo. “Non puoi immaginare la reazione di Marco (Travaglio, nda), l’ha presa malissimo, era disperato, si è precipitato al telefono. Lui del resto lo sa, lo dice…”. Che cosa? “Che Berlusconi ha fatto la fortuna sua e del giornale”. Non si potrebbe organizzare un dibattito equilibrato con voci favorevoli e contrarie alla riforma? “Perché no, io chiamo Luigi Di Maio, sono in ottimi rapporti con lui”, chiosa Paola. Da queste parti una serata di orgoglio antigov – con un premier che, coincidenza, è pure segretario del maggiore partito della sinistra – sarebbe stata inimmaginabile fino a qualche tempo fa. Mentre la barista è intenta a centrifugare zenzero e ananas, mi cadono gli occhi sul mosaico di foto in bianco e nero, Andrea Barbato, Corrado Augias, Michelangelo Antonioni… Afferro la mia bevanda drenante e mi dirigo verso la spiaggia. Sdraiato sotto una tenda s’abbronza Francesco Rutelli, il Dorian Gray della politica italiana, i bambini lo chiamano a giocare e lui scatta atletico, s’inginocchia sulla sabbia e comincia a scavare. Barbara Palombelli legge “Purity” di Franzen, solleva lo sguardo, osserva e ritorna a leggere. I compagni di ombrellone chiacchierano di politica, lei ascolta distrattamente, poi proferisce sibillina: “I grillini sono di destra o di sinistra? Nessuna delle due, i grillini sono democristiani. La nuova Dc l’ha creata Grillo”.

     

    E questa è forse la chiave di volta per comprendere l’infatuazione grillina delle élite capalbiesi. La Balena a 5 stelle incanta e ammalia. Toh, Mara Carfagna, in copricostume stile impero, passeggia con l’inseparabile Alessandro, s’intuisce che pure lei, nell’atmosfera contemporanea, è a suo agio. Sotto l’ombrellone di re Giorgio è di stanza il figlio Giulio, boxer non attillato e barba incolta, sorride a tutti ma non s’intrattiene con nessuno, dorme o finge di dormire. Nel nuovo clima post ideologico, aperto alle contaminazioni grilline, seppellito ogni residuo di ortodossia intellettuale, trova un ombrellone compiacente persino Roberto D’Agostino: “Il governo? Di ’sto passo il referendum lo perde”, è la sua profezia. Ha ragione, ha torto? Nel dubbio i renziani di stretta osservanza si tengono alla larga. Chicco Testa se ne sta solitario sotto il suo ombrellone e addenta una fetta di anguria. Claudio Petruccioli cinguetta su Twitter ma quando è in spiaggia si guarda bene dall’ingaggiare polemiche politiche, al massimo indugia sulle foto artistiche realizzate dalla moglie Giovanna. Meglio parlar d’altro, meglio soprassedere, qua tira una brutta aria. “Stessa spiaggia, stesso mare”, cantava Piero Focaccia. L’Ultima spiaggia sarà pure la stessa, ma la musica, quella sì, è cambiata.

    A Capalbio, tra serate antigov di Travaglio e simpatie per Grillo | Il Foglio

    Beppe Grillo al mare (foto LaPresse)

    A Capalbio, tra serate antigov di Travaglio e simpatie per Grillo

    Annalisa Chirico
    Capalbio. La vita offre poche certezze, una di queste è l’ombrellone di Giorgio Napolitano all’Ultima spiaggia. La sua epifania capalbiese è prevista intorno a Ferragosto, non prima.

    Capalbio. La vita offre poche certezze, una di queste è l’ombrellone di Giorgio Napolitano all’Ultima spiaggia. La sua epifania capalbiese è prevista intorno a Ferragosto, non prima. E forse è meglio così, chissà come la prenderebbe lui, il presidente emerito, se scoprisse che il museo della sinistra balneare flirta, impudente, con il grillismo d’ordinanza. Il centralismo democratico non esiste più, e ognuno fa un po’ come je pare. Sarà che il governo fatica, l’economia arranca, il sole abbaglia, ma sulle dune dell’Ultima spiaggia soffia il vento del “cambiamento”. Nei conciliaboli sotto le tende azzurre e lungo il bagnasciuga si elenca quel che non va, si compara con quel che va e alla fine il bilancio è in rosso. “A Roma io ho votato la Raggi”, confessa una dama di lungo corso, ombrellone fisso da oltre trent’anni, di quelle che ricordano ancora il primo bacio tra Achille Occhetto e la sua Aureliana, o il topless di Lilli Gruber. Le amiche la guardano in una pausa imbarazzata, poi un’altra, la seconda, ammette: “Pure io ho votato la Raggi, vediamo di che cosa è capace”.

     

    Segue l’outing della terza: “Ma sì, pure io, un po’ di cambiamento ci vuole”. La parola d’ordine è cambiamento. In Italia i governi cambiano purché tutto resti uguale, e allora vediamo, tentiamo, mettiamoli alla prova, diamo loro una possibilità… La dama, che per prima ha sdoganato il voto “raggiante”, quasi si giustifica: “Non che io pensi che faranno meglio degli altri ma neanche peggio. Poi, se falliscono a Roma, Palazzo Chigi se lo sognano”. Gli astanti annuiscono, appaiono convinti dalle argomentazioni, qui è tutto un ammiccare, un gioco di specchi, un dire e non dire. A pochi metri si staglia l’ombrellone rassicurante dei Bassanini, Franco e Linda attorniati dai nipotini sono un atollo filogovernativo in un arcipelago d’inquieta incertezza. Di là c’è Claudio Martelli, sfoglia i quotidiani, per lui è l’ultima pausa capalbiese prima della partenza per le Canarie: “La riforma costituzionale ha numerosi difetti ma non vedo alternative. Fossi al posto di Renzi mi guarderei bene da Franceschini, ha sempre tradito”, dice.

     

    E’ quasi l’una, nella calura abbacinante è venuto il momento di un centrifugato contro la ritenzione idrica. Salgo su per i gradini del ristorante e sotto le capriate candide m’imbatto nella mitologica Paola Sturchio Micara, vulcanica socialite e ristoratrice, negli anni Ottanta organizzava banchetti per Bettino Craxi nella sua maison a Vigna Clara e d’estate animava le serate capresi. Paola tiene una locandina in mano. “Il prossimo sabato ci sei? – mi domanda – Marco Travaglio tiene il suo spettacolo teatrale alla Locanda rossa”. Il titolo è di quelli tosti: “Perché NO. Tutte le bugie del Referenzum”. Ecco Marcone che comizia contro il governo, accompagnato da una bionda sparring partner, tale Giorgia, imitatrice di Maria Elena Boschi. “Sabato sono a Forte dei marmi, non posso”, rispondo io. Paola, che gestisce pure la trattoria La Barchetta a Roma, ritrovo prediletto di Travaglio & co., racconta che durante una serata di karaoke, poche settimane or sono, Piero Chiambretti riceve un sms fake che annuncia la morte improvvisa di Silvio Berlusconi.

     

    La musica si ferma, cala il gelo. “Non puoi immaginare la reazione di Marco (Travaglio, nda), l’ha presa malissimo, era disperato, si è precipitato al telefono. Lui del resto lo sa, lo dice…”. Che cosa? “Che Berlusconi ha fatto la fortuna sua e del giornale”. Non si potrebbe organizzare un dibattito equilibrato con voci favorevoli e contrarie alla riforma? “Perché no, io chiamo Luigi Di Maio, sono in ottimi rapporti con lui”, chiosa Paola. Da queste parti una serata di orgoglio antigov – con un premier che, coincidenza, è pure segretario del maggiore partito della sinistra – sarebbe stata inimmaginabile fino a qualche tempo fa. Mentre la barista è intenta a centrifugare zenzero e ananas, mi cadono gli occhi sul mosaico di foto in bianco e nero, Andrea Barbato, Corrado Augias, Michelangelo Antonioni… Afferro la mia bevanda drenante e mi dirigo verso la spiaggia. Sdraiato sotto una tenda s’abbronza Francesco Rutelli, il Dorian Gray della politica italiana, i bambini lo chiamano a giocare e lui scatta atletico, s’inginocchia sulla sabbia e comincia a scavare. Barbara Palombelli legge “Purity” di Franzen, solleva lo sguardo, osserva e ritorna a leggere. I compagni di ombrellone chiacchierano di politica, lei ascolta distrattamente, poi proferisce sibillina: “I grillini sono di destra o di sinistra? Nessuna delle due, i grillini sono democristiani. La nuova Dc l’ha creata Grillo”.

     

    E questa è forse la chiave di volta per comprendere l’infatuazione grillina delle élite capalbiesi. La Balena a 5 stelle incanta e ammalia. Toh, Mara Carfagna, in copricostume stile impero, passeggia con l’inseparabile Alessandro, s’intuisce che pure lei, nell’atmosfera contemporanea, è a suo agio. Sotto l’ombrellone di re Giorgio è di stanza il figlio Giulio, boxer non attillato e barba incolta, sorride a tutti ma non s’intrattiene con nessuno, dorme o finge di dormire. Nel nuovo clima post ideologico, aperto alle contaminazioni grilline, seppellito ogni residuo di ortodossia intellettuale, trova un ombrellone compiacente persino Roberto D’Agostino: “Il governo? Di ’sto passo il referendum lo perde”, è la sua profezia. Ha ragione, ha torto? Nel dubbio i renziani di stretta osservanza si tengono alla larga. Chicco Testa se ne sta solitario sotto il suo ombrellone e addenta una fetta di anguria. Claudio Petruccioli cinguetta su Twitter ma quando è in spiaggia si guarda bene dall’ingaggiare polemiche politiche, al massimo indugia sulle foto artistiche realizzate dalla moglie Giovanna. Meglio parlar d’altro, meglio soprassedere, qua tira una brutta aria. “Stessa spiaggia, stesso mare”, cantava Piero Focaccia. L’Ultima spiaggia sarà pure la stessa, ma la musica, quella sì, è cambiata.

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